Vestiti super colorati, ma è tutto oro quel che luccica? Cosa c’è dietro il processo di tintura e cosa si potrebbe fare per un cambio di rotta a favore dell’ambiente?
Se si apre l’armadio, possiamo notiamo quanta varietà di colore vi sia per gli indumenti, ma vi siete mai posti la domanda: cosa c’è dietro il processo che permette la realizzazione dei nostri vestiti super colorati, per intenderci stiamo parlando della tintura dei tessuti.
Non è tutto oro quel che luccica perché dietro la colorazione di maglioni, pantaloni ecc. c’è anche l’aspetto che riguarda l’ambiente. In merito, iniziamo subito dicendo che il World Resources Institute ha reso noto come l’enorme industria dell’abbigliamento utilizza circa trilioni di litri di acqua.
Tintura dei vestiti e il grande impatto ambientale
Non ci si pone mai una domanda e questa riguarda principalmente il valore che c’è dietro un capo che si definisce utilizzabile. Nello specifico oggi vogliamo occuparci di un aspetto, che molto spesso viene trascurato e questo riguarda proprio la tintura, come abbiamo già detto dietro c’è tanto lavoro, ma anche un grosso impatto ambientale. Per quel che concerne la tintura tradizionale, è bene sapere che i tessuti necessitato di immersione e questo avviene in enormi vasche che contengono quantità d’acqua indicibili e innumerevoli sostanze chimiche. Purtroppo, a pagare le conseguenze sono i laghi e fiumi che finiscono per inquinarsi.
Non si può non citare, in tal senso, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente che stabilisce come il settore moda si rende “colpevole” del 20% dell’inquinamento idrico industriale mondiale. Il motivo è semplicissimo: le acqua reflue utilizzate per l’appunto in fase di tintura sono colme di coloranti, mercurio, sali, acidi e cadmio. Queste contribuiscono a inquinare le falde acquifere. Inoltre, l’impiego di acqua è una questione a sé, basti pensare che per un chilogrammo di tessuto vengono utilizzati circa 200 litri d’acqua.
Attrezzature per la tintura: aumentano le emissioni di gas serra
Da non sottovalutare sono anche le emissioni di gas serra che si generano per via dell’utilizzo di energia, indispensabile per mettere in funzione le attrezzature. A tal proposito, è bene sottolineare che sempre l’industria dell’abbigliamento causa il 10% delle emissioni globali di gas terra. Non dimentichiamo poi che la sempre più crescente richiesta di indumenti, porta le aziende a produrre e di conseguenza ad inquinare ancor di più, qui si apre un’altra questione e riguarda i rifiuti. La moda veloce, produrrebbe di una perdita di oltre 100 milioni di capi che ogni anno restano invenduti. Insomma, una situazione per niente rosea che dovrebbe spingerci ancor di più a riflettere prima di fare gli acquisti.
Una moda più sostenibile potrebbe in qualche modo condurci verso una strada migliore. Scegliere capi di qualità ci permette di farli durare di più nel corso del tempo. È importante anche donare ciò che non utilizziamo più, questa pratica potrebbe in qualche modo fermare gli acquisti frenetici e poco “salutari” per il nostro Pianeta.